Alla luce della prossima legge di bilancio in tema di previdenza e delle novità che questa porterà, abbiamo approfondito tutti i temi e gli scenari futuri in un convegno, che si è tenuto il 2 dicembre 2020 in modalità videoconferenza (locandina in allegato).
Marco Pantò
“Gli effetti di #quota100 sono 1) aumento rapporto spesa previdenziale/Pil +0,7% con adesione non superiore al 55% 2)non un reale cambio generazionale. Lascia un grande scalino. Occorre risolvere i problemi di equità e introdurre flessibilità in uscita.
Quota 41 senza età anagrafica e 62 anni con relativi contributi sono realizzabili, produrrebbero effetti positivi per ristrutturazioni aziendali post #Covid e blocco dei licenziamenti e dare ripresa economica necessaria.
Stabilizzazione dell’#APESOCIALE, #opzionedonna non è più rinviabile”.
Domenico Proietti
“Se si separa la parte previdenziale da quella assistenziale ci accorgiamo che la spesa reale per le #pensioni è del 12% come in tutta Europa e non del 17% come ci imputano oggi. In Europa si va in pensione mediamente a 63 anni. In Italia a 67. Non va bene.
Occorre inserire elementi di equità e flessibilità, come sono l’ape sociale e Quota 100, ma più diffusi che riguardano tutti i settori del mondo del lavoro e definire precisamente i lavori gravosi.
E’ doveroso fare un intervento mirato sulle donne, le più colpite da iniquità contributiva; bisogna attribuire valenza contributiva alla maternità, per fare solo un esempio.
La nostra proposta della detassazione degli aumenti contrattuali sta prendendo sempre più piede e ne siamo molto fieri”.
Paolo Pirani
“Dobbiamo sapere cogliere il cambio di atteggiamento dell’Europa, che ha abbandonato la linea dell’austerity, come un’occasione di cui dobbiamo assolutamente approfittare per superare tutti i limiti del Paese, abbandonando i paradigmi del passato e riproporre un’idea di sviluppo del Paese. Occorre delineare scelte politiche, sviluppare politiche industriali e delineare direttrici per un piano nazionale sia per rifondare il sistema nazionale sanitario, sia per una riforma degli ammortizzatori sociali, sia per quella del sistema previdenziale italiano. Sui Fondi è assolutamente doveroso ricordare che gli oltre 100 miliardi che ve ne fanno parte non possono essere investiti all’estero, perché fanno gola a interessi internazionali e alle assicurazioni, ma noi dobbiamo rivendicare l’autonomia del nostro Paese”.