COMUNICATO STAMPA
“Le aziende devono mostrare senso di responsabilità e interrompere le produzioni non necessarie a fronteggiare questo momento di emergenza”. Lo dichiara il segretario generale Uiltec di Roma e del Lazio, Riccardo Marcelli, a fronte dell’incapacità di molte aziende di garantire la tutela delle norme di sicurezza sanitaria (mascherine, guanti, distanza adeguata, ma anche sanificazione degli strumenti e ambienti di lavoro) nel corso dello svolgimento delle produzioni con un altissimo rischio di contagio nel territorio. “La salute dei lavoratori e delle loro famiglie è il fattore principale da tutelare, sia dal punto di vista della diffusione del contagio, sia a tutela dell’azienda stessa, che in questa maniera salvaguarderebbe la propria forza lavoro in vista di una ripresa delle attività nelle prossime settimane” ha spiegato il sindacalista che ha anche sottolineato come la sospensione delle attività produttive, salvo quelle indispensabili ad affrontare il momento, potrebbe essere oggetto di un intervento del Governo già nelle prossime ore.
“Oggi si prospetta del tutto inutile riempire i magazzini delle fabbriche, come invece sta accadendo in molti stabilimenti con il rischio concreto di crisi aziendali per mancate vendite e quindi esuberi nei prossimi mesi. Ed è proprio per questo che invitiamo i datori di lavoro ad ottemperare al DPCM dello scorso 9 marzo e a concedere permessi, ferie, rol e congedi e di intervenire con urgenza verso una sospensione delle produzioni, affinché si possano limitare i danni e evitare prossimi licenziamenti e crisi aziendali; in questa direzione la nostra organizzazione e le nostre Rsu garantiranno massima collaborazione per trovare le migliori soluzioni possibili”.
“Il nostro territorio- conclude Marcelli – è centro nevralgico nelle produzioni di ciò di cui oggi si ha più bisogno, chimico farmaceutico, prodotti sanitari, lavanderie industriali e pubblica utilità, e già questo desta enorme preoccupazione in termini di contagio; sarebbe auspicabile che si potesse evitare il propagarsi del contagio almeno in quelle aziende che non rientrano in queste categorie e alle quali, si richiede di fare un sacrificio in termini economici per il bene della collettività e per i lavoratori”.